sabato, ottobre 15, 2005

a stefano venerdi 23.10

stefano te la metto giù raccontata perchè sono stanco.
piglia quelllo che serve, provo a darti delle impressioni

allora, il senso è la luce
hai presente la giornata più bella della tua vita,
l'aria profumata, i fiori alle finestre, neanche una nuvola e l'aria
limpida e pulita come dopo un temporale estivo,
la luce dell'alba sul mare in un posto ventilato

e il suono
camminare al centro di una città dove tutto va veloce
ma non c'è suono di motore
solo i campanelli delle bici e quelli un po' più spessi dei tram
o lo sferragliere dei binari
le strade principali che sembrano pedonali, o viali di giardini
e i tram che passano tra la gente
e sembra ancora che ti manchi qualcosa perchè non passa una macchina per ore
e l'aria non ha odore di smog
a volte il profumo di una pianta

e poi ovunque dal centro alle periferie
un'architettura sempre accettabile
avere sempre l'impresssione che in quella casa,
anche se in periferia o sui binari potresti abitarci
perchè la luce sembra entrare padrona dalle finestre immese, vetrate su vetrate
e fanculo la privacy
o la sorpresa di rendersi conto che tutte le finestre sono preparate per accogliere la tua attenzione
sono acquari costruiti per la gioia dello sguardo
che di notte si illuminano
e allo steso tempo pensare
che dal di dentro
sei l'immagine dell'uomo estasiato davanti allo spettacolo dell'artifex
soddisfazione della subdola creatività del padrone di casa
ospite di sguardo
una coperta rossa appoggiata al margine di una finestra traguardata di bianco
e immersa di mattoni neri con infissi neri
il sole direttore della luce o una finestra
ancora
infissi bianchi su una parete nera un fiore dal soffitto, una donna in camicia
o calla che dir si voglia
e dal basso in un vaso bianco dalle forme organiche
un fascio di rose bianche
dimmi che che non è lì a beneficio di ogni sguardo che scivola lungo la fuga doppia delle facciate
più che doppia quadrupla
immagina il caleidoscopio
di due file di edifici dai colori omogenei che si raddoppiano nei riflessi dei canali
passare da case del 1600 ad edifici ipercontemporanei
che non si massacrano tra di loro

il piacere di un posto dove bere il te nel pomeriggio
o leggere l'articolo di giornale che stamattina t'ha incuriosito
ma non hai ancora avuto il piacere di leggere
tranquillo
con il sole che entra attraverso le vetrate a darti quel sottile tepore che ti rilassa come una sauna
e le terrazze sui canali

la gente lavora
ma non urla
non stressa
e sopratutto non si fa menate assurde
tipo aperitivo e paraculate del genere.




oh! mo so cazzi tuoi.
lo so che non è giornalistico
ma io ho cercato di portarti a fare un giro per amsterdam
mo voglio vedè se le scrivi ste tre rghe

cià.

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