domenica, dicembre 18, 2005

perchè il viso del fotografo è sempre sfocato

lo diceva ugo mulas
in una delle sue verifiche
o ragionamenti filosofico-empirici sulla fotografia
con precisione, in "autoritratto con nini"

"Il mio viso è sfocato,
perchè c'è una sola parte
del mondo sensibile che l'uomo,
che «può vedersi mentre guarda»
secondo merleau-ponty,
non riesce a vedere di sé: il viso."

peccato, che a volte mi capita
di non riuscire a vedere con chiarezza
neanche i volti di fronte a me
o nel mio obiettivo.
resta sempre qualcosa di sguggente
qualcosa che non so
e so di non poter conoscere
ricordare
forse nell'incosistenza dei sogni
a volte

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Vero. A parte lo specchio, c'è sempre un altro momento in cui ci sembra di vedere il nostro volto, di conoscerlo: in sogno. In sogno abbiamo spesso la percezione di vederci da fuori e riconoscerci. Il nostro volto è la parte meno conosciuta di noi da noi - la più abusata dagli altri. Eppure è con il nostro viso, con il nostro sguardo che ci sforziamo a catturare chi ci è davanti.

Anonimo ha detto...

concordo pienamente sullo 'sguggente'.
:-P

unapecuriosa ha detto...

Se riuscissimo a vedere e insieme capire sarebbe tutto più semplice e incredibilmente più noioso! E poi non è mica detto che le immagini servano a conoscere (antonioni docet).

grapa ha detto...

"noi conoscevamo al mondo soltanto delle immagini umane; ma la fotografia, per la prima volta, ci dà l'immagine ex machina, non umanamente prodotta. E' un oggetto-davvero un oggetto magico in questo senso- che produce l'immagine. E' qualcosa di radicalmente diverso da quello che vede l'occhio, e che suscita nel medesimo tempo questa enorme impressione di realtà: nulla è più credibile, nulla ha più significato documentario di una fotografia, e nello stesso tempo nulla è più allucinante e inquietante di una immagine che l'uomo non ha fabbricato".
edoardo sanguineti

parola chiave: SURREALTA'
evviva google print :-P
graPA

faberimaginis ha detto...

il problema non risiede nel fatto che le immagini servano o meno a conoscere, ma nell'impossibilità stessa della conoscenza dell'altro.

l'immagine è solo un prodotto di questa relazione impossibile,
è l'effetto non la causa.

faberimaginis ha detto...

per quanto riguarda il discorso di sanguineti, trovo sia attaccabile in più punti, ma solo perchè ormai superato da riflessioni più recenti.

credo che fra le righe passi ancora il concetto dell'immagine che si fa da sé, o lo si teme,
ma le immagini hanno sempre un artifex che ne ha retto i fili e le ha poste in discorso.

è per contro vero, che l'avvento dell'ottica e della fotografia hanno imposto nuove maschere di visione - grandangolari, teleobiettivi - improprie agli uomini.
poi il cinema con la fotografia ha imposto una serie di punti di vista e un linguaggio visivo che ha superato le colonne d'ercole della prospettiva rinascimentale e del naturale.
ma queste sono altre storie.